Protesta autotrasportatori sardi, i soci di Coldiretti chiedono l’imbarco almeno dei prodotti deperibili
A rischio l’economia legata ai prodotti fresci come ad esempio il carciofo, prodotto che si esporta in grandi quantità fuori dall’Isola e che oggi rischia di marcire nei campi se non gli sarà consesso di l’imbarco dei carichi nelle navi.
Il caro prezzi, acuito dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha investito tutto il mondo economico in una crisi senza precedenti, generando esasperazione e conseguentemente anche momenti di tensione come quelli che si stanno vivendo in questi giorni con il blocco degli porti dovuto soprattutto al mondo degli autotrasportatori che più di tutti stanno pagando salatamente l’aumento indiscriminato del gasolio.
I soci di Coldiretti Sardegna, agricoltori e allevatori, avvezzi alle mobilitazioni e alle manifestazioni di piazza, ribadiscono vicinanza alle proteste degli autotrasportatori dei quali comprendono lo stato d’animo e ai quali sono vicini e solidali. Un settore, quello degli autotrasportatori, con il quale il mondo agricolo lavora quotidianamente a stretto contatto e che nei momenti di difficoltà si è sempre schierato ed ha sostenuto agricoltori e allevatori. Settore che oggi merita la solidarietà di tutti in quanto vittima principale di speculazioni che richiedono interventi immediati e straordinari.
Allo stesso tempo – sia gli agricoltori che gli allevatori soci di Coldiretti Sardegna – sono seriamente preoccupati per il comparto agricolo ed in particolare per la linea dei freschi che in questi giorni stanno subendo ingenti perdite, perché si tratta di prodotti deperibili che non fermano la loro maturazione e che vanno consumati in tempi stretti.
È il caso, per fare un esempio, dei carciofi, ma riguarda altri prodotti come gli asparagi o le cozze per elencarne altri. Per quanto riguarda il carciofo, prodotto di punta dell’agricoltura sarda, tra i maggiori produttori insieme a Puglia e Sicilia, già in seria difficoltà per una stagione in cui si è perso tra novembre e dicembre il 70% della produzione e il 55% del fatturato, e tra i settori agricoli maggiormente colpiti dal lockdown del 2020, oltre ovviamente adesso dal caro prezzi. Un prodotto che si esporta in grandi quantità fuori dall’Isola che oggi rischia di marcire nei campi se non gli sarà consesso di l’imbarco dei carichi nelle navi.
Il carciofo in questo periodo è in piena produzione. È un prodotto fresco che va raccolto e consumato in tempi strettissimi, senza deroghe, pena la perdita come successo durante il lockdown del 2020, con danni economici importanti per gli agricoltori che stanno tra l’altro vendendo a prezzi fermi ormai da anni nonostante i costi di produzione siano cresciuti. Da non sottovalutare che si sprecherà e butterà cibo.
Oltre alle perdite immediate, impensabili per imprese in pesante difficoltà economica, il non rispetto dei contratti con il mondo della distribuzione a causa delle mancate consegne, rischia di compromettere anche nel futuro gli accordi commerciali, perché in un mercato mobile, in cui è difficile firmare nuovi contratti di conferimento ma facile perderli: il carciofo sardo sarà facilmente sostituito dalla concorrenza che non manca, con perdite oltre che per i produttori anche per tutto l’indotto.
Insomma un’enorme perdita collettiva che in momenti di crisi in cui le imprese stanno lottando per non soffocare, sarebbe imperdonabile per tutti.
Per questo, tutti i soci di Coldiretti Sardegna, dal nord al sud dell’Isola, chiedono agli autotrasportatori di consentire l’imbarco almeno dei prodotti deperibili, perché è giusta e sacrosanta la protesta, ma allo stesso tempo non ci si deve contribuire ad affossare l’economia sarda come stanno facendo gli speculatori. Non per questo la protesta giusta deve essere sminuita ma anzi rafforzata e sostenuta trovando alleati in tutta l’opinione pubblica.