Sanità Sassarese, i sindacati: «Situazione drammatica, non c’è più tempo da perdere»
Le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl restano in attesa di un incontro con i rappresentati politico-istituzionali del nord ovest della Sardegna.
SASSARI. Pare sia caduto nel vuoto l’invito ad aprire un tavolo istituzionale utile a discutere della Sanità Sassarese e in particolare del presidio Alghero-Ozieri. A lamentare questo le segreterie sindacali territoriali di Cgil-Fp (Paolo Dettori, Toto Terrosu, Antonio Canalis), Cisl-Fp (Antonio Monni, Gianmario Sardu) e Uil-Fpl (Augusto Ogana) che il 10 settembre scorso avevano sollecitato con un documento i consiglieri regionali del Sassarese, il presidente e i sindaci della conferenza territoriale socio-sanitaria a un confronto per esaminare le numerose problematiche che stanno attanagliando il sistema sanitario ospedaliero.
Con una seconda nota datata 28 settembre e indirizzata agli stessi rappresentati politico-istituzionali del Nord Ovest della Sardegna, i tre sindacati hanno ripresentato la proposta confidando ancora nella volontà di «’fare squadra» con le forze politiche, con l’obiettivo di costruire insieme una proposta per il territorio, nell’interesse dei cittadini e delle lavoratrici e lavoratori che rappresentano.
SANITÀ IN CRISI, I SINDACATI: SUBITO TAVOLO DI CONFRONTO PER IL PRESIDIO DI ALGHERO-OZIERI
«A tutt’oggi, non avendo avuto alcun riscontro – scrivono nella seconda missiva i tre sindacati –, con un certo rammarico siamo a rappresentare e sottolineare che la difficile situazione in cui versa il nostro sistema di offerta dei servizi sanitari e socio-sanitari (pubblico e privato) sta assumendo un livello di drammaticità tale per il quale non c’è più tempo da perdere». «A tal proposito – continuano – citiamo solo un dato: ad oggi – ma di fatto è una consuetudine – nell’area medica del plesso ospedaliero del Santissima Annunziata sono presenti 31 pazienti in barella in attesa di posto letto».
Alla luce di tutto ciò per le tre segreterie «non è più procrastinabile un’azione di forte rivendicazione. Il livello politico, al di là di ogni appartenenza – rimarcano –, deve fare di più e insieme a chi rappresenta gli operatori della sanità e ai cittadini, chiedere agli inquilini del palazzo “del potere cagliaritano” ascolto e soprattutto partecipazione, sia in relazione alle forti carenze e criticità, nonché in prospettiva del riordino del Sistema Sanitario Regionale (SSR) ed assetto delle costituende aziende».
«Pochi giorni fa – commentano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – abbiamo ascoltato l’appello del Presidente della Regione e dei vertici dell’Assessorato regionale alla sanità, i quali hanno chiesto “leale collaborazione istituzionale”: peccato però che, nonostante i gridi di allarme, queste affermazioni appaiono quantomeno contraddittorie, viste le numerose e ripetute sollecitazioni al confronto, a seguito delle quali nessun riscontro è pervenuto».
Per i sindacali serve un immediato cambio di rotta: «Partendo dal superamento dei commissariamenti che da anni mantengono in ostaggio il sistema», e dicendo basta ad una logica di «centralismo regionale in modalità ospedalocentrica». Occorre dunque «nominare i Direttori generali per dare così alle aziende una guida con un mandato “politico” forte e con pieni poteri, ripensando al contempo un modello di offerta che guardi alla prevenzione, cura e riabilitazione, investendo risorse e potenziando i servizi integrati, con particolare attenzione verso le fragilità (es: case della salute e di comunità, Rsa, Hospice ecc)».
«I numeri sulle risorse umane e professionali, in termini di dotazioni organiche – proseguono i tre sindacati della funzione pubblica –, devono essere oggetto di rimodulazione, attraverso la revisione degli atti regionali di accreditamento ormai datati e non più compatibili con i bisogni di salute. Le lavoratrici ed i lavoratori del
sistema meritano attenzione – ribadiscono –, troppe sono infatti le differenze salariali e di sviluppo professionale».
Partecipazione e condivisione delle decisioni, insomma, è quello che i sindacati chiedono a gran voce. Ad iniziare dalla discussione della legge 24/2020 (riforma del SSR e riorganizzazione sistematica delle norme in materia) e successivi atti deliberativi, in particolare l’ultimo dei quali – quello che in buona sostanza prevede lo scorporo dell’ATS e l’istituzione dell’ARES – per i sindacati non sembra rappresentare quella «rivoluzione tanto annunciata e sbandierata nelle occasioni pre-elettorali, ma tutt’al più una sorta di “restyling” dell’attuale azienda unica regionale», concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.