Suicidio assistito, Adinolfi (Pdf): «Non si ammazza un uomo senza una legge»
Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, denuncia una forzatura dell’iter che porterebbe al suicidio assistito di Mario (nome di fantasia), paraplegico marchigiano di 44 anni per il quale è stato deciso in queste ore il farmaco da utilizzare per il trapasso. Si tratta del Tiopentone Sodico che secondo l’Azienda Sanitaria Unica Regionale «appare idoneo a garantire una morte rapida e indolore».
«I portatori della cultura della morte – commenta Adinolfi – segnano un altro punto in questa surreale battaglia che vuole per forza uccidere Mario. Lo Stato, anziché sostenere lui e la famiglia in un percorso solidale che accompagni la disabilità e la sofferenza, fa scegliere a una Asur il farmaco con cui sopprimerlo, nel plauso generale».
«Non c’è un giornale, una tv, una forza politica – prosegue il presidente del Popolo della Famiglia – che stia ricordando che tutto questo sta avvenendo senza uno straccio di una legge, senza che il popolo sovrano si sia mai espresso sul tema del suicidio assistito. Anzi, poiché il Parlamento nonostante le sollecitazioni sulla materia non ha deliberato, è chiaro che non c’è una maggioranza a favore del suicidio assistito. E non si ammazza un uomo senza una legge perché altrimenti si fa strame dei principi basilari della democrazia».
«Con lo stesso farmaco con cui ammazzeranno Mario – conclude Adinolfi – si potrebbe ammazzare qualche criminale incarcerato. Accetteremmo mai che la pena di morte fosse decisa da un dipartimento carcerario senza una legge? Attenti, si sta costruendo un precedente pericolosissimo e come sempre a favore della morte, mai della vita».
Per Barbara Figus, Coordinatrice regionale del Popolo della Famiglia, «il suicidio assistito è e resta un crimine. Siamo in tanti, anche in Sardegna, a non voler dare il via libera a quella mattanza degli addolorati che, lo ricordiamo da anni, anziché essere assistiti e sostenuti a dovere dalle istituzioni preposte, si ha la pretesa di eliminarli con un unico fine: quello economico».
«La denatalità galoppante rende infatti insostenibili i costi del welfare: sanità, cura e assistenza ai disabili gravi diventano attività assai gravose e dunque si procede a inoculare nel Paese una cultura di morte, l’idea che sia utile per tutti che il sofferente decida di eliminarsi in una logica hitleriana peraltro nemmeno troppo coperta ormai da una falsa autodeterminazione. Il Popolo della Famiglia si batterà sempre affinché questo cedimento alla cultura della morte o dello scarto, così la definisce Papa Francesco, non abbia mai concretamente luogo nel nostro Paese», conclude Figus.