Tenuto a Monti un convegno sugli usi nella tradizione delle erbe spontanee sarde
L’appuntamento è stato organizzato dall’associazione culturale Erèntzia e dal Comune.
MONTI. In occasione del convegno “Gli usi nella tradizione delle erbe spontanee sarde”, riconducibili alle “erbe della nonna”, egregiamente organizzato dall’associazione culturale Erèntzia e dal Comune di Monti, si è assistito nei giorni scorsi ad una serata ricca di emozioni. Appuntamento nel corso del quale sono emerse le molteplici sensibilità della medicina popolare sarda, tramandate oralmente e mirate, alla conoscenza, divulgazione, valorizzazione dello straordinario mondo delle erbe endemiche sarde e del loro utilizzo.
Dalla seconda guerra mondiale, la medicina popolare ebbe un declino per il profondo processo di trasformazione economico, sociale, culturale, che soppiantò la società agropastorale. La medicina tradizionale, non istituzionalizzata, con percorsi di formazione fuori dalle istituzioni convenzionali, comprendeva credenze, pratiche, empiriche, magiche. In Sardegna assunse caratteristiche particolari che oggi raggiunge dimensioni al di sopra di ogni previsione. In passato, chiunque avesse una competenza sia pure minima, poteva al momento opportuno esercitarla, cioè metterla a disposizione della comunità, vestendo per qualche circostanza i panni dell’esperto. Nel mondo agropastorale erano presenti figure a cui la comunità attribuiva un ruolo specifico nell’ambito della pratica medica.
Nel corso del convegno sono emerse due facce della stessa medaglia: Gianni Lutzu, montino doc, figura conosciutissima, non solo nell’isola, con esperienze anche all’estero, per aver curato, dati e fotografie alla mano, migliaia e migliaia di persone dalle bruciature, grazie ad un unguento “magico” costituito da un insieme di erbe spontanee raccolte in Sardegna, vanta riconoscimenti anche da luminari della medicina. Nel suo intervento ha raccontato, come fu il prescelto da suo zio, fra 24 nipoti, che gli affidò quella formula magica: un predestinato, che oggi, per il suo cagionevole stato di salute ha passato alla figlia Alessandra che si è assunta con passione il peso di una così umanitaria e solidale mandato.
Da un’altra, Giacomina Cocco, giovane imprenditrice montina, ha affrontato i problemi delle erbe spontanee sarde da un’altra angolazione. Illustrato, attraverso le immagini del computer, i macro dati, sul numero delle aziende che operano nel settore in Italia e in Sardegna, in numero degli addetti, gli ettari coltivati, le erbe più idonee ai vari tipi di terreni. Passando al suo percorso, intrapreso dopo gli studi universitari, ha evidenziato orgogliosamente le sue origini agropastorali, gli investimenti, i sacrifici per fondare la sua azienda condotta con passione e competenza da oltre 15 anni, spiegando con dovizia di particolari i procedimenti e i meccanismi produttivi da lei attuati.
Ha chiuso la serata un big del settore, Gian Paolo Demartis, uno dei maggiori conoscitori della “medicina popolare sarda”. Definito un esperto erborista, un appassionato antropologo, un collezionista di riti magici. Fondatore della libera scuola di erboristeria popolare sarda “Calarighe” e del centro di Permacultura rigenerativa “In our Garden” a Quartu Sant’Elena, nelle quali tiene i suoi laboratori di medicina popolare, divenendo divulgatore di antichi rimedi.
Duettando con il moderatore del convegno, Gianni Muzzu, ha incantato e affascinato la platea, rispondendo ad una trafila di domande. Innalzandosi ad una sorta, ci si passi il termine, forse inappropriato, di sciamano/santone ha mostrato conoscenze, oltre che sulla medicina popolare sarda, anche in antropologia culturale ed etnologia, un insieme di saperi, credenze, pratiche, tecniche magiche/rituali, attraverso la meditazione. Nel suo discorso ha fatto continuamente riferimento alla “Nonna”, in realtà “la memoria storica della Sardegna”. Una serata dove la madre terra sarda abbraccia, avvolge e conquista anche i più scettici.
Giuseppe Mattioli
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